CHARTER: PENSIERI D’ESTATE

Volge ormai al termine l’esperienza “Marinaio per una stagione” della quale ho già parlato in un precedente post.

Al netto di tutte le considerazioni già fatte circa il rapporto tra il marinaio (atipico) e il cliente, nonchè le ragioni che spingono un professionista 52enne a fare una scelta simile, voglio ora cercare di dare forma alle tante informazioni raccolte fin qui.

La prospettiva torna quella dell’operatore di settore negli ambiti della comunicazione e del marketing, quindi, non mi soffermerò sugli aspetti relazionali, pure importanti, ma soprattutto su quelle che ho registrato essere le motivazioni dei clienti già armatori che si rivolgono al charter.

Tutti gli ospiti armatori hanno guardato con grande interesse molte delle barche in rada durante le giornate di agosto qui in Sardegna. Questo significa che il loro desiderio di pensare alla “prossima barca” non è sopito. Ma allora perché erano a bordo con me? Le motivazioni, per quanto diverse, convergono spesso in un ragionamento comune: “stiamo meditando di acquistare una nuova barca, ma per il momento ci guardiamo intorno”.

Le ragioni a monte di tale pausa dall’essere armatori possono avere origini diverse, da scelte di investimento orientate altrove, aver venduto la propria barca in attesa di decisioni per la prossima, oppure, aver deciso che per il momento il possesso non sia la formula migliore.

Su quanto appreso per voce di ex armatori c’è molto altro da dire, per esempio, l’essersi voluti liberare della schiavitù derivata dal possesso di un bene che richiede cure e attenzioni, per lasciare questa incombenza ad altri, soprattutto nella parte legata al rapporto con i cantieri. Quest’osservazione mi ha fatto riflettere circa la potenzialità di un mercato basato su logiche diverse, come già avviene nel settore automotive.

Vista dalla parte opposta, c’è la gestione di una flotta in charter, che richiede un lavoro di agenzia molto impegnativo e delicato soprattutto nei rapporti tra armatore e ospite. Anche questo aspetto mi era del tutto sconosciuto nei suoi tanti meandri, soprattutto nella parte delle gestione delle controversie, quando un cliente per cause non dipendenti dalla sua volontà perde un giorno di noleggio.

Credo che, avendo la forza finanziaria per farlo, la cosa migliore sia gestire una flotta d’imbarcazioni proprie (dell’agenzia), le quali oltre a essere sempre verificate e curate nell’interesse stesso dell’azienda per non perdere giornate di lavoro, possono essere seguite in modo più appropriato nel loro ciclo di vita. Oltre questo, potrebbe anche essere un modo per immettere sul mercato barche destinate a “lavorare” per qualche anno e poi essere sostituite con mezzi più recenti. Naturalmente, il rapporto con il cantiere, qualora si decida di instaurarne uno in tal senso con un modello di business strutturato, diventerebbe molto importante. Si potrebbe anche ipotizzare un’associazione d’impresa tra le due aziende per la gestione delle flotte, ma siamo già nei meandri della fanta-industria per come certe cose funzionano da noi in Italia.

Credo che, guardare con attenzione al mondo del charter di barche a motore potrebbe, come già avviene per esempio nella vela, rappresentare un’occasione in più per il mercato. Mettere a sistema – come dicono quelli bravi – flotte di charter basandosi su mezzi idonei a garantire l’uscita giornaliera o prolungata per ospiti abituati a standard medio-alti, possa essere un’alternativa da sondare. Indubbiamente il capitale utile per poter avviare un’iniziativa del genere è elevato, ma è anche vero che si potrebbero pensare a formule di finanziamento assimilabili a quelle già impiegate nel settore automotive, con giro delle flotte periodico. Questa è la riflessione di uno che di economia sa poco, sebbene mi renda conto che la stagionalità del noleggio nautico limiti le potenzialità, credo ci siano margini per pensare a un’iniziativa simile, sebbene esistano già delle aziende che propongono servizi di prenotazione in charter tra i tanti proposti da numerose agenzie sparse sul territorio. Intendo un’organizzazione che operi anche all’interno di quei macro-contenitori, ma non come azienda unica bensì come come organizzazione o consorzio che uniforma il servizio sul territorio offrendo ovunque gli stessi standard qualitativi. L’obiettivo, a mio avviso, deve essere quello di ridurre i costi fissi che ogni azienda sostiene, poi, avere una forza contrattuale con cantieri e servizi di assistenza tecnica sicuramente diversa da come l’avrebbe un’azienda che si muove in assoluta autonomia, con numeri e logiche naturalmente ridotti. Questo agevolerebbe anche la possibilità per un cliente di prenotare una barca in una zona per un determinato periodo e un’altra altrove in un altro, con un risultato sicuramente interessante per l’azienda o il consorzio che si trova a gestire una flotta sparsa sul territorio e affidata ad aziende locali che intendono sposare il “brand”.

Le barche più richieste sono proprio quelle tipiche del “made in Italy”, ossia, motoscafi al limite del natante (per ragioni prettamente legate alla gestione da parte dell’agenzia) capaci di offrire ampi spazi all’aperto per intrattenere comodamente anche otto ospiti, ma al contempo dotati di una cabina e un bagno, oltre frigoriferi, doccetta, talvolta cucina e poi la possibilità di coprire le aree all’aperto durante le ore più calde. Ma c’è un mercato molto interessante anche per barche più impegnative, dunque, i fly oltre i 40′. Una flotta facente capo alla stessa organizzazione può essere impiegata in periodi diversi in aree diverse in funzione delle analisi della richiesta, il che permette a una barca di lavorare in Toscana come in Sardegna, in periodi diversi. Cito queste due aree perché ritengo che, nel pieno della stagione e in particolare nel periodo più centrale di agosto, la Sardegna sicuramente abbia bisogno di maggiori opportunità, mentre in primavera la Toscana intercetta un bacino di utenza potenziale sicuramente più interessante. Ma è solo un esempio per ipotizzare il risultato di una flotta che opera sotto lo stesso “cappello”.

Chi noleggia una barca in simili contesti lo fa per andare a fare il bagno comodamente, magari per spingersi anche alla scoperta di qualche isola o meta in prossimità. Difficilmente si trova chi chiede di avventurarsi in navigazioni particolarmente impegnative, anche perché il periodo di noleggio giornaliero è di circa 10 ore e trascorrerle tutte in navigazione non sarebbe piacevole. Qualcuno chiede anche la possibilità di dormire a bordo, ma è raro sulle barche più piccole sebbene cabinate, mentre è quasi la norma sulle altre.

In estrema sintesi, dopo aver espresso un parere circa la necessità di ripartire dalla piccola nautica, ma sul serio, dalle basi che sono principalmente quelle connesse con l’avvicinamento culturale al mondo del mare, ora, dopo aver raccolto numerosi commenti circa un modo più “easy” – come piace ai giovani – di navigare senza essere proprietari, credo sia il momento di parlare di charter in modo diverso.

Ritengo sia un’opportunità per tutti, per chi non vuole più essere armatore ma ama navigare, che ha modo di trovare barche ben tenute pronte a soddisfare le esigenze sue e della famiglia; per gli operatori intesi come produttori e importatori, che possono valutare l’opportunità di far girare un certo numero di esemplari con cicli di vita “professionale” prefissati, dunque, alimentando anche il parco dell’usato; delle agenzie, che gestiscono tanto i mezzi quanto le pratiche connesse con i noleggi nonché il personale impiegato e poi, contribuire a far girare gli usati. In questo modo gli usati immessi sul mercato sarebbero sicuramente in buone condizioni generali, recenti ma vantaggiosi per l’acquisto. Naturalmente, il valore di un charter così organizzato e gestito non sarebbe lo stesso di uno con il quale si noleggia una barca datata da un armatore privato presso un’agenzia, ma questo – per dirla alla Montalbano – “mi sono fatto convinto” non sia un problema. Sebbene una giornata di charter possa essere commisurata a un servizio di qualità come quello ipotizzato, dunque un po’ più costosa di quanto normalmente avviene, i clienti abituali di certi servizi apprezzerebbero maggiormente la qualità del mezzo e del servizio offerto. Inoltre, avrebbero un interlocutore che coincide con la proprietà del mezzo e al contempo svolge tutte le pratiche connesse con il noleggio.

In posti dove il diporto nautico è molto attivo, vedi le grandi isole, la costa tirrenica tutta con qualche eccezione e l’Adriatico, il potenziale di sviluppo di un’iniziativa congiunta tra operatori, che coesi rappresentano anche una forza contrattuale con i cantieri o gli importatori delle imbarcazioni individuate come idonee per i diversi target, può dar vita a qualcosa di cui forse e dico forse, si sente la mancanza. Un network come ne esistono già nel settore automotive, dal quale noleggiare e semmai acquistare da privato barche a dismissione flotte. Questo ultimo passaggio della dismissione delle flotte avverrebbe a distanze dall’acquisto relativamente contenute per il normale ciclo di vita di una barca di qualità, il che rappresenta un’opportunità in più per alimentare un mercato dell’usato sempre più scarno di barche attraenti.

©Angelo Colombo
Per concludere, un network simile dovrebbe anche mettere in campo formule di prenotazione tramite APP e WEB avendo in tempo reale una visione del calendario e dei mezzi disponibili nelle diverse aree o in quella specifica di interesse. Credo che tutto questo possa rappresentare concretamente una forma di sviluppo per un’attività come il noleggio giornaliero, agevolando il cliente nella selezione del mezzo, del luogo e del periodo prescelto. Credo che un’iniziativa simile riuscirebbe anche a contribuire all’allungamento della stagione, magari interessando le attività di noleggio anche in periodi meno “caldi” come la tarda primavera, quando dal Nord Europa i turisti raggiungono località italiane più o meno vicine le coste. Credo anche che, un servizio strutturato e facile da impiegare soprattutto per chi si è già registrato una prima volta, spinga chi non ha mai usufruito del noleggio a considerarlo, questo nella logica del “prodotto sullo scaffale”, che si acquista sebbene si sia andati al supermercato per altro…ma se lo vediamo e ci attira lo prendiamo.

Poi, si possono ipotizzare collaborazioni con operatori del turismo, che avrebbero a loro volta maggiori opportunità da offrire ai loro clienti, unitamente a un lavoro di marketing strutturato e appropriato per moltiplicare le opportunità di diffusione del noleggio giornaliero e non solo, anche presso il pubblico che oggi non ne coglie il valore e non lo considera per una vacanza più completa.

Concludendo, ritengo il charter o il noleggio e tutte le attività che questo è in grado di generare nel suo esercizio un potenziale da sviluppare, offrendo ai territori la possibilità di farsi scoprire dal turismo anche in modo diverso e alle aziende coinvolte maggiori opportunità. Naturalmente, per avviare una simile iniziativa è necessaria un po'(…) di finanza, ma gli strumenti oggi disponibili se un progetto è ben strutturato e in grado di rappresentare il suo potenziale già in fase preliminare, possono essere un’opportunità. Non mi riferisco solo all’accesso al credito tradizionale nelle sue diverse forme, ma anche a fondi riservati allo sviluppo delle attività turistiche, industriali e occupazionali, così come a investitori attratti da un’iniziativa che se ben gestita e organizzata può rappresentare un’opportunità.

Concludo questo mio pensiero sul charter o noleggio di barche a motore dopo aver visto le tante iniziative presenti sul mercato, le quali quasi tutte, convergono in macro-contenitori on line che poi rimandano per il mezzo scelto ad aziende locali indipendenti. Quello che ipotizzo è qualcosa di diverso, un servizio qualitativamente e gestionalmente standardizzato da un’unica azienda o consorzio sotto il medesimo brand. Sebbene abbia parlato di flotte proprietarie, non escludo ovviamente la possibilità di gestire barche di clienti che vogliono metterle a reddito per rientrare almeno in parte dei loro costi di gestione. Ma il cardine è la flotta proprietaria, per le ragioni citate in precedenza.

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