UN NUOVO CANTIERE PER IL MERCATO DEL FUTURO: DL YACHTS

DL YACHTS è il nuovo brand che presto vedremo sulle banchine di Cannes con le prime barche prodotte, forse solo con la prima, non lo sappiamo ancora ma sicuramente sarà a Cannes.

Si tratta di una realtà produttiva che si trova in provincia di Ancona, dove siamo stati proprio ieri per assistere all’accoppiamento tra la sovrastruttura e la coperta dell’unità numero due, in fase di realizzazione e appartenente alla linea di lussuosi yacht denominata Dreamline.
La prima unità che si appresta a prendere il mare dallo stabilimento DL Yachts è la Dreamline 26m, una navetta di 26 metri che porta con sè tante interessanti novità progettuali e di allestimento. Non è facile riassumere tutto in un blog, perchè dopo aver parlato con tutti i coinvolti nella progettazione, costruzione e commercializzazione di questa nuova linea di barche ci siamo resi conto che si tratta di un’iniziativa decisamente originale nelle tante pecualiarità che la distinguono.
Innanzi tutto dobbiamo segnalare che l’ispiratore dell’intero progetto è il l’ing. Peter Zuber, noto per essere stato in passato già protagonista nella realizzazione e commercializzazione di imbarcazioni di altissimo livello tecnico. L’idea di DL Yachts è stata sua e l’ha realizzata seguendo un progetto molto preciso: realizzare yacht che siano capaci di offrire in termini di comfort e di usabilità qualcosa in più di quello che il mercato offre già; yacht realizzati con cura e i migliori materiali disponibili sul mercato; portatori di innovazione tecnologica capace di tradursi in basti costi di esercizio ma anche prestazioni elevate.
Inutile dire che prima di avvicinarci al cantiere pensavamo si trattasse di un progetto più ambizioso di quanto la realtà permettesse di fare, credo che questa colpa la potrebbero riconoscere tutti. Ma le colpe si lavano con l’ammissione di aver commesso un errore e noi lo stiamo facendo qui per i nostri lettori.
Quanto abbiamo visto nei capannoni DL Yachts, nonostante le premesse, ci ha davvero stupiti. Il 26 metri, quasi ultimato, oltre ad avere una carena progettata dall’Ing. Arrabito per essere utilizzata sia come dislocante esprimendo buone doti in questo assetto sia come planante, al suo interno ha impianti degni di una nave destinata a operazioni per le quali la sicurezza del rientro è un elemento fondamentale.
Credete sia un’affermazione esagerata? Allora trovateci un altro cantiere che in ogni impianto idraulico, elettrico, elettroidraulico e meccanico prevede fino a quattro impianti ridondanti o sistemi di by pass per assicurare anche in caso di guasto la funzionalità. Questa circostanza, che ci è stata descritta con i progetti alla mano e gli impianti sotto gli occhi da un ingegnere austriaco coinvolto nella realizzazione della parte tecnica, ci ha veramente impressionato. Ma non è stata l’unica, perchè abbiamo anche visto sistemi di movimentazione della piattaformaa poppiera fatti appositamente secondo un’idea dell’ing. Zuber, dai quali derivano facilità di alaggio e varo del tender e la possibilità di utilizzare la plancia poppiera in diversi modi, come spiaggia, come gradinata sul mare, come montacarichi, come prolungamento della zona beach.
Potrebbe già essere molto, ma non è tutto, perchè anche gli interni e le soluzioni di allestimento seguono una logica insolita soprattutto per un 26 metri. La suite armatore è sul ponte principale,  raggiungibie da un corridoio che si affaccia su una lobby a dritta, dalla quale si accede anche alla scala della plancia, alla scala di accesso al ponte inferiore con le cabine ospiti e al salone, naturalmente non manca in questa zona il bagno diurno.
Tutto questo è solito di barche dimensionalmente molto più importanti, se poi aggiungiamo la presenza di terrazze sul mare, un garage con possibilità di imbarcare un tender fino a 5 mt allora il nostro commento prende sempre più corpo.
Ma non è ancora tutto, perchè a bordo abbiamo notato tra i pannelli, le paratie e i calpestii una insolita coibentazione, insolita perchè è anche in questo caso tipica di barche molto più impegnative in termini di spessori e soprattutto nella cura adottata per il suo posizionamento. Tutto è poggiato su materiale in grado di assorbire vibrazioni e rumori per assicurare il massimo comfort a bordo anche quando si naviga ad andature solitamente fastidiose.
Non poteva mancare un sistema stabilizzante in grado di essere all’avanguardia come il resto della barca, infatti, la scelta del cantiere è andata sul sistema che noi riteniamo essere il più efficace per prestazioni, rumorosità ed esigenze di manutenzione nulle. Parliamo delle pinne stabilizzatrici elettriche dell’italiana CMC, quanto di meglio sia possibile trovare oggi sul mercato tra i sistemi stabilizzanti per silenziosità, efficacia e affidabilità.
Ci sarebbe molto altro da dire, come per esempio il lavoro che il progettista Enrico Gobbi di Team4Design ha svolto con all’ing. Arrabito per ottenere forme capaci di soddisfare gli aspetti estetici e al contempo le esigenze di natura tecnica. Ci è stato spiegato che i due professionisti hanno lavorato molto insieme per poter definire i progetti esecutivi, i quali sono rimasti immutati fino alla realizzazione delle strutture. Questo significa progetti capaci di far operare gli addetti alla produzione nel migliore dei modi e soprattutto non avere sorprese nelle diverse fasi costruttive, il che si traduce in economia di tempo e risorse, con ricaduta positiva sulla quailtà del manufatto.
Per chiudere, sappiamo per certo che il 26m sarà a Cannes in occasione del prossimo salone di settembre, mentre per quanto riguarda il 34 metri la cosa non è ancora certa in quanto sarà l’armatore a decidere in merito. Di questa seconda unità pubblichiamo oggi le foto dell’accoppiamento tra sovrastruttura e scafo che abbiamo scattato ieri in cantiere, ma ne riparleremo per descriverlo nei suoi tanti contenuti intediti, così come riprenderemo il discorso DL Yachts per presentare meglio l’intero progetto e la linea Dreamline, composta di diversi modelli tutti realizzabili in materiale composito o in alluminio.

 

 

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